mercoledì 24 ottobre 2007

Vi racconto una storiella su un certo Alfredo

Chiacchierando in msn con una ragazza napoletana che da poco vive in California, vengo alla scoperta di varie nefandezze culinarie degli States. In particolare parliamo di un prodotto tipicamente italiano che noi tutti "ovviamente conosciamo": Alfredo Sauce. In pratica i cari cittadini americani credono che questo condimento vada sulla pasta, in particolare fettuccine e tortellini e soprattutto sono convinti che sia un prodotto tipico italiano!!! Ma che è sta storia? Il bello è che ne sono pure entusiasti e ne decantano mille doti organolettiche. Girovagando per il web ho trovato queste righe: "There is an Italian retaurant that my husband and I just happened upon. It's the real deal, owned and operated by an Italian family." In pratica questa signora dice che suo marito è stato in un ristorante gestito da una famiglia italiana e ha mangiato le fettuccine Alfredo. Il testo prosegue dicendo che erano così buone tanto da cercare di riprodurne la ricetta.
Io vorrei capire chi ha detto agli americani (e chi sa a quale altra popolazione) che noi in Italia mangiamo questa roba somigliante al Vinavil. Volete vedere con cosa è fatta? Nessun problema, scrivo anche una delle varie ricette trovate sul web:
1/4 cup butter
1 cup heavy cream
1 clove garlic, crushed
1 1/2 cups freshly grated Parmesan cheese
1/4 cup chopped fresh parsley

che in italiano vuol dire

1/4 tazza di burro
1 tazza di panna pesante (???)
1 spicchio d'aglio tritato
1 1/2 tazza di Parmigiano grattato fresco
1/4 tazza di prezzemolo fresco tritato

Non so che roba sia l'heavy cream, forse una specie di panna. Per il resto nessun problema, anche se non so che Parmigiano possano avere in America.
La cup (o tazza) è un'unità di misura volumetrica e non di peso che corrisponde a 0,23 litri. Basta quindi usare un recipiente graduato e il problema è risolto. La ricetta dice di ammorbidire il burro, aggiungere la panna e mescolare per 5 minuti. Successivamente aggiungere l'aglio e il formaggio e mescolare velocemente. Un giorno la faccio fotografando il tutto, giuro!
Spulciano con google ho trovato molte altre ricette: alcune vogliono Parmigiano e pecorino romano (ma dove cavolo lo trovano il pecorino romano?), altre mix di latte e panna ma tutte hanno l'aglio perché gli americani sono convinti che noi mettiamo l'aglio dappertutto. Ah, alcuni pensano che noi facciamo pranzo con il cappuccino!

Altro tipico prodotto italiano che noi chissà per quale strano motivo non conosciamo è il Pepperoni. Che roba è? Voi direte "facile, peperoni". E invece no! E' un salame color rosso Ferrari "tipicamente italiano". Guardate su google per capire.

E' triste pensare che milioni di persone siano convinte che noi mangiamo prodotti inesistenti dalle nostre parti. Ma che ci vuole a proporre un buon piatto di penne al pomodoro e basilico? Sicuramente la Barilla arriva in America e credo che lo stesso valga per i pomodori pelati. E invece no, bisogna creare prodotti inventati da chissà chi e mettere sul barattolo una bella bandiera italiana. Purtroppo la cosa è sicuramente bilaterale, nel senso che anche qua in Italia i vari prodotti cinesi, messicani & co. sono inesistenti nei relativi paesi d'origine. A me piace sperimentare piatti esteri, però voglio mangiare piatti veri. Una volta sono stato a Londra a pranzo nel quartiere cinese in un locale dove mangiavano solo cinesi (che guardavano me e altri due miei amici come se fossimo stati alieni): il cibo non era minimamente somigliante a quello che si mangia nei tipici locali italiani. Martina, la mia ragazza, mi ha detto che in Austria i ristoranti cinesi cucinano con molto pepe. In pratica la cucina viene adattata al paese di destinazione, snaturando del tutto la semplicità e la bontà dei piatti. A questo punto è molto meglio farsi un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino che non saranno gradevoli al/la partner per via dell'alito, ma sono sicuramente semplici, buoni e soprattutto italiani!

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mercoledì 17 ottobre 2007

Ristorante Pizzeria il Ponte: quando l'olio è di casa




Nel fine settimana appena passato io, Martina e un mio amico siamo andati ad Abbadia San Salvatore, sul Monte Amiata. Purtroppo siamo dovuti partire in tarda serata, quindi per cena ci siamo fermati nell'unico ristorante/pizzeria di Ponte d'Arbia, vicino a Buonconvento. Il locale si trova subito dietro a una curva e l'uscita dal parcheggio è abbastanza pericolosa. Una volta parcheggiata la macchina nel piazzale a sterro siamo entrati: le pareti color rosso film porno ci hanno dato il benvenuto.
Il locale è disposto su due piani: al primo ci sono i tavoli, la cassa e la cucina in una stanza separata, mentre al secondo troviamo altri tavoli e il bagno. E' stato divertentissimo lavarsi le mani perché la distanza tra l'erogatore del sapone e il lavandino è ridottissima.
Una volta seduti ci hanno portato i menu e un cestino con dei pezzi di focaccia fatti a quadrottini: non male come sapore ma piuttosto unti tanto da essere praticamente fritti sotto... e questo è un presagio.
Una volta deciso cosa ordinare, abbiamo aspettato pazientemente la cameriera che ha servito chiunque altro prima di noi. Nel frattempo una coppia di anziani hanno mangiato un piatto di pasta al pomodoro e un petto di pollo ai ferri. Ora mi domando: ma se devi mangiare queste cose, che ca**o vai a fare al ristorante? Vabbè, fatti loro.
Finalmente ordiniamo le nostre pizze: io prendo una maialona (che nome, eh!) cioè con salsiccia, prosciutto, wurstel, salamino a cui io ho fatto aggiungere della cipolla per alleggerire il tutto. Martina, per controbilanciare il mio alito, decide per una tonno e cipolla. L'altro commensale una wurstel e salsiccia. Dopo pochi minuti arrivano i nostri piatti e vedo subito che qualcosa non va. Nonostante nel menu si vantino di avere il forno a legna come sinonimo di qualità, le pizze sono indubbiamente stese con il mattarello: il cornicione è bassissimo e il disco è estremamente regolare e molto sottile. Al momento del taglio scopro altri orrori: l'impasto è stato lievitato di fretta e furia (pizza cotta sopra e sotto ma cruda nel centro con alveolatura assente), i wurstel avevano qualche giorno di troppo e l'impasto era insipido. La cipolla è stata messa a crudo prima dell'infornata ed è stato aggiunto un abbondante giro d'olio che sapeva di vecchio e fritto per via della cottura. Ancora peggio la pizza di Martina: il tonno, del peggior discount, non è stato praticamente sgocciolato e ad ogni fetta l'olio cadeva in abbondanza sul piatto. Che schifo!!!
Il bello è che fanno i simpatici sul menu, con frasi del tipo "non chiedete il calzone il sabato sera perché ci vuole troppo tempo a farli e il pizzaiolo si incazza". Probabilmente lo stesso menu è quello del vecchio proprietario: persona fuori di testa ma estremamente simpatica e vivace. Ero stato in questo ristorante 3 anni fa e non posso dirvi cosa mi ha detto il proprietario quando ho ordinato la maialona.
In conclusione non mangiate la pizza in questo locale se non volete sorbirvi un pasto mediocre e una possibile nausea dopo cena. Magari i primi e i secondi sono squisiti, chissà... Ah, non ordinate neanche il caffè, non dico altro.

Ambiente: 6/10 - Niente di speciale, un normalissimo ristorante.

Servizio: 6/10 - La cameriera è stata molto gentile anche se ci ha serviti un po' tardi.

Pietanze: 3/10 - Parlo solo per la pizza: unta, lievitata male e condita peggio.

Prezzo: 6/10 - Nella media.

P.S. Avevano finito i bigliettini, perciò ho usato la bustina di zucchero per le immagini.

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lunedì 1 ottobre 2007

Ristorante mezzavia





Dopo essere stato a visitare la stupenda Val Sarentino, luogo fiabesco che merita assolutamente di essere visitato (ci manca solo Heidi!), ho avuto il piacere di fermarmi in questo locale dove la cuoca cucina tutto a mano: dalla pasta ai dolci. Ho assaggiato lo strudel di mele e la rolade, dolci tipici altoatesini. Wow!!! La signora è proprio un fenomeno in cucina. Avete presente quei dolci morbidi, cremosi al punto giusto che entrano in bocca e piano piano appagano ogni singola papilla gustativa? Ci siamo capiti.
C'è anche da dire che in Alto Adige c'è una cultura dei dolci, sono buono praticamente ovunque. La pecca è che quasi tutti hanno noci, mandorle e simili... peccato che io sia allergico alla frutta secca.

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Uno spuntino dai Carrettai




Nel centro di Bolzano, che per la cronaca è poco più grande di una Panda e una 500, c'è un simpatico posto: Dai Carrettai. Il locale è una specie di osteria in cui si servono svariati tipi di tartine e vino. La particolarità è che è tutto self service: le tartine sono in più vetrine mentre il vino, bianco e rosso, è alla spina. Ho bevuto un bicchierino di rosso e non era un granché, anzi...
Le tartine invece erano lodevoli: il pane, tagliato a fette da degli sfilatini, è morbido ma allo stesso tempo con la giusta consistenza mentre le guarniture saporite e nella giusta quantità. Ce ne saranno 15 tipi: salame e formaggio semi stagionato, prosciutto al forno e gorgonzola, con le chele di granchio fritte e altri tipi che onestamente non ricordo.
Il locale è in un'unica stanza, i tavoli sono tutti in legno e, nonostante l'arredamento spartano, l'ambiente risulta ordinato e ben curato. La nota dolente è il prezzo: 3 crostini e un bicchierino (e dico ino) di vino 4€ in totale. Sinceramente una tartina 1€ mi sembra tanto! Va bene che non sono piccole e ben guarnite, però a mio parere andrebbero dimezzate di prezzo.
Non so se il locale alla sera propone primi piatti o pietanze del genere, comunque è un ottimo luogo per un aperitivo e/o per uno spuntino pomeridiano. Attenzione che una tartina tira l'altra e si fa veloci veloci a spendere 10€.

Ambiente: 8/10 - Semplice ma è quel che ci vuole per un locale del genere.

Servizio: nd - Alla fine è tutto self service escluso per la birra e per pagare.

Pietanze: 9/10 - Le tartine sono ben guarnite e disponibili in ogni sorta.

Prezzo: 3/10 - 1€ una tartina è troppo.

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